1. I Cavalieri di Malta nominano i parroci

A cura di Daniela Arato

Ma chi sono questi Cavalieri e qual è la loro origine? 

Intorno all’anno Mille in Terra Santa, il flusso dei pellegrinaggi provenienti dai territori latini d’Occidente era molto consistente. I monaci benedettini che risiedevano a Gerusalemme, se ne prendevano cura con una piccola infermeria. Nonostante gli sforzi però, ben presto si resero conto che non era possibile con la sola infermeria fare fronte alle necessità e chiesero ai commercianti amalfitani di finanziare anche uno xenodochio, un ospizio gratuito per pellegrini. 

Gli amalfitani ottennero dai califfi una porzione di terra vicina al Santo Sepolcro che la tradizione indica come il luogo ove sorgesse la casa di Giovanni il Battista. Sotto la guida di Gerardo da Scala su quel terreno costruirono un ospedale ed una cappella dedicata a San Giovanni. Nei documenti lo troviamo sotto il nome di domus hospitalis e ancora oggi quella località è chiamata “Muristan” che in arabo significa ospedale. Gerardo insieme ad alcuni suoi seguaci pronunciarono i tre voti di povertà, castità e di obbedienza, iniziarono a vestire l’abito nero dei Benedettini ma indipendenti da loro. Aggiunsero all’abito una croce bianca sulla spalla sinistra, si scelsero San Giovanni Battista come patrono e vissero seguendo la Regola di San Benedetto. La croce bianca prenderà in seguito la forma a otto punte a significare le beatitudini evangeliche, nella pratica erano religiosi a tutti gli effetti. 

Nel 1099, durante la prima crociata, Gerardo e i monaci benedettini soccorsero quanto più possibile i feriti sul campo di battaglia. Terminato lo scontro, Goffredo da Buglione, duca di Lorena va in visita all’ospedale ed è Gerardo che lo accoglie. Per ringraziare i frati benedettini, che da cinquant’anni erano presenti a Gerusalemme e per le cure ricevute durante la crociata, Goffredo da Buglione dona loro due forni situati in Gerusalemme e un “casale”, cioè un intero villaggio ad Hessilia, in Francia. Altri baroni lo imiteranno e regaleranno ai religiosi ingenti somme di denaro, terre in Europa, oggetti preziosi. Questi fondi permetteranno di proseguire l’opera nella cura dei pellegrini in Terrasanta. È qui che ha inizio per l’Ordine quella sovranità singolare, che si configurerà nei secoli con un sistema biunivoco di siti fra Europa e Vicino Oriente. 

Nella seconda metà del XII secolo, le donazioni e il supporto all’Ospedale diventeranno molto estese. Tra il 1099 e il 1113 Gerardo e i religiosi ingrandiscono lo xenodochio e costruiscono una nuova chiesa, dedicata a San Giovanni Battista. Il 15 gennaio 1113 arriva la protezione dalla Santa Sede. Il papa Pasquale II con la bolla Pie postulatio voluntatis concede a Gerardo il privilegio della protectio Sancti Petri, con la quale preserva la sua indipendenza dagli altri ordini presenti a Gerusalemme e ovunque; lo pone sotto la sua diretta protezione e ammonisce chiunque intenda intaccarne i beni presenti e futuri, vescovi inclusi. Il riconoscimento come Ordine vero e proprio arriverà con l’approvazione della Regola Raymundina che avvenne sotto il magistero di Raymond du Puy, tra il 1118 e il 1160.

In che modo governavano le terre e i beni lontani da Gerusalemme, quelli in Europa? 

Inizialmente i membri dell’Ordine erano distinti in frati cappellani e frati laici. Dopo la morte di Gerardo (✝1120) a causa dei continui conflitti in Terra Santa, i frati vennero direttamente coinvolti nelle crociate. Instaurarono una sede generale dell’Ordine a Gerusalemme che chiamarono Convento, in cui risiedeva il Maestro o il suo Luogotenente. Nel Convento inoltre sorgeva la Chiesa, e l’Infermeria. 

Il maestro dell’Ospedale era la suprema carica esecutiva, con poteri quasi assoluti, ma il suo ufficio era soggetto, in ultima istanza, al controllo del Capitolo generale. Il Capitolo generale era formato dai balì conventuali ed era lo strumento più importante nelle mani dei maestri e del Convento per mantenere il controllo dei possedimenti in Europa. Questi possedimenti, erano le province ed erano controllate dai cavalieri, con il titolo di priori. Tra i compiti delegati ai priori dal governo centrale c’era anche quello di nominare coloro che avrebbero dovuto amministrare le varie case locali. Questi amministratori presero il nome di commendatori. I cavalieri commendatori, insieme al priore, formavano il Capitolo provinciale che si celebrava solitamente dalla seconda domenica di giugno fino al 24 dello stesso mese. La figura del priore all’interno del priorato somigliava a quella del maestro rispetto al Convento. La loro figura rimase sempre a metà strada tra quella del frate e quella del feudatario. Il Priorato di Lombardia al quale apparteneva la commenda di San Martino di Buttigliera d’Asti, è conosciuto dal 1136.

Ma che cos’è una commenda?

La commenda, originariamente chiamata precettoria, era il termine legale generale dell’Ordine, impiegato per indicare l’insieme delle terre e dei beni che possedeva in un determinato territorio. In risposta alle forti differenze culturali tra un territorio e l’altro, si era ritenuto di raggrupparle in priorati e poi di assegnarne la responsabilità della gestione e della supervisione ai cavalieri indigeni che proprio perché risiedevano sulle medesime terre, le curavano con maggiore efficienza. In questo modo la commenda fu convertita nell’unità di base dell’amministrazione ospitaliera, quale estensione del governo conventuale nelle province europee. 

I priorati furono poi raggruppati in grandi priorati, e dalla fine del XIII secolo in Lingue basate sugli idiomi parlati. La commenda gerosolimitana dava luogo ad un beneficio privilegiato. Le persone che vi risiedevano, membri e soggetti dell’Ordine, e tutti i suoi prodotti agricoli erano esenti dalle giurisdizioni laiche ed ecclesiastiche. La sua produzione poteva essere esportata in ogni parte d’Europa, senza essere soggetta ad alcuna tassa. Era dunque necessario che tali beni fossero tenuti in ottime condizioni perché da soli avrebbero potuto garantire il regolare flusso delle entrate per il finanziamento delle attività caritative, religiose e militari dell’Ordine. Il flusso delle entrate riforniva in primo luogo il Comun Tesoro con la sua fonte primaria di reddito sotto forma di responsione ordinaria che era pari ad un terzo del reddito annuo netto della tenuta. Intorno al 1630 la commenda di San Martino di Buttigliera d’Asti era tra le più importanti tra quelle del Priorato di Lombardia. Rapportando la stima del valore delle commende a cui seguivano i relativi carichi, ovvero le Nuove Imposizioni, sappiamo che Buttigliera era stimata 670, San Leonardo di Chieri 850 e Torino 1.000. I carichi da pagare al Comun Tesoro al 1583 erano rispettivamente 149.94 per Buttigliera, 202.48 per San Leonardo di Chieri e 191.110 per Torino. 

Oltre ai benefici sui prodotti agricoli e all’esenzione delle tasse avevano altri privilegi? 

Da una ricerca nel nostro archivio comunale emerge che a Buttigliera d’Asti i Cavalieri di Malta nominavano i parroci, ben due e come vedremo tra poco con due nomine distinte:

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ASC7f/17a, Carlo Maffei, Conte di Valeggio, et Mondambano  Gentilhuomo della Camera di Sua Altezza Reale et suo governatore della città, et Provincia d’Asti, procuratore generale dell’illustrissimo signor Commendatore fra’ don Giuseppe Requiescens, Cavaliere della Sacra et Eminentissima Religione Gerosolimitana

Una delle due piazze di curato della Chiesa Parrochiale di San Martino di Buttigliera d’Asti dependente dalla Sacra et Eminentissima Religione Gerosolimitana sendo vacata per la morte del R. D. Giovanni Freylino, seguita i giorni passati, e sapendo ch’il signor D. Antonio Stura sacerdote del suddetto Luogo di Buttigliera possiede tutte le qualità necessarie per riempirla degnamente, ci è parso di provedernelo come Per le presenti in vigor della Procura generale che teniamo dal sig. Commendatore fr. don Giuseppe Requiescens di presente possessore della Commenda di detto luogo di Buttigliera, nelo provediamo, eleggendo e deputando detto r. don Antonio Stura per servire in detta cura a vicenda, in compagnia del rev. don Carlo Giuseppe Ferrero, altro collega, nell’istessa forma e maniera che sin qui si è pratticato, con tutti gli honori utili preeminenze, prerogative et ogn’altra cosa di qual godeva il detto rev. Freÿlino suo Predecessore, e ciò durante il nostro beneplacito, volendo perciò che detto rev. Stura sia stimato e riconosciuto da chi fia spediente per tale, in cui fede gli habbiamo fatte spedire le presenti da noi firmate, col nostro sigillo munite, e dal segretario nostro sottoscritte.

Data in Asti, lì 17 dicembre 1677

Carlo Maffei                                                                                                                                       Berta, segretario

Un mese e una decina di giorni dopo… 

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ASC7f/17b, Il Commendatore Fr. Guglielmo Balbiano ricevidore per la sacra et eminentissima Religione gerosolimitana, e Luogotenente per la medesima nel Priorato di Lombardia Etc.

Dovendo noi per servizio della Sacra Religione et come procuratore del sig. Commendatore Fr. Giuseppe Requiescens provedere la Chiesa di S. Martino di Buttigliera, Titolo della Commenda d’esso Luogo, di persona idonea ch’eserciti la Cura d’anime et amministri i sacramenti con quel zelo et accuratezza che ci viene raccomandata dalla medesima Religione nostra et havendo nel concorso di persone qualificate proposteci fatta riflessione alla servitù resa in diverse chiese dal reverendo prete don Antonio Stura et alla capacità sua approvata in questa Diocesi, et confidati ch’egli sarà per continuare, anzi aumentare la sua esattezza et zelo in servire alla Chiesa nostra e Commenda suddetta di San Martino e prestar ogni ossequio alla Sacra Religione e suoi venerandi Illustrissimi Priori e Commendatori, l’habbiamo deputato come per le presenti lo deputiamo, creamo, constituiamo e nominiamo curato cappellano et amministratore d’essa Chiesa e Commenda nostra di S. Martino di Buttigliera in compagnia del sig. don Carlo Giuseppe Ferrero, altro nostro curato, suo collega con tutte le prerogative utili e diritti che le possono provenire dall’Altare e dal trattenimento solito darseli dal sig. Commendatore d’essa Commenda, si è come di ragione e consuetudine li spetta et appartiene e come hanno goduto e percevuto i suoi predecessori in detta cura et Ufficio e ciò durante sua servitù e beneplacito de soprascritti Commendatori d’essa Commenda e nostro Ordiniamo pertanto a tutti quelli che riconoscono la Sacra Religione et autorità nostra di stimare e riputare per tale esso reverendo prete don Antonio Stura con farlo gioire di tutti li utili dritti e prerogative a tall’Uffizio suo spettanti, come da noi legittimamente in ciò deputato. In cui fede gli habbiamo fatto spedire le presenti da noi firmate col nostro sigillo munite e dal segretario nostro sottoscritte.

Data in Torino, li 28 gennaio 1678

Illustrissimo Commendatore Balbiano, Luogotenente di Malta